Bottega equosolidale Millesoli
Artigianato etnico solidale
Descrizione

Siamo un gruppo di volontari, diversi per professione, età, esperienze di vita, che hanno in comune l’idea che un mondo migliore è possibile, e che lo si possa realizzare attraverso una maggiore giustizia a livello mondiale, perché si sta davvero bene quando tutti stanno bene.

Abbiamo fondato una ventina di anni fa un’associazione, che si chiama appunto millesoli, e che porta avanti iniziative culturali e attività nelle scuole legate alle problematiche del commercio equosolidale. come associazione abbiamo aperto e portiamo avanti anche un negozio, che porta lo stesso nome:

Con commercio equo e solidale o semplicemente commercio equo (fair trade in inglese) si intende quella forma di attività commerciale, nella quale l’obiettivo primario non è soltanto la massimizzazione del profitto, ma anche la lotta allo sfruttamento e alla povertà legate a cause economiche, politiche o sociali.

E’, dunque, una forma di commercio internazionale nella quale si cerca di far crescere aziende economicamente sane e di garantire ai produttori ed ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo un trattamento economico e sociale equo e rispettoso; in questo senso si contrappone alle pratiche di commercio basate sullo sfruttamento che si ritiene spesso applicate dalle aziende multinazionali che agiscono esclusivamente in ottica della massimizzazione del profitto.

Alla base del commercio equo e solidale (praticato soprattutto da associazioni e cooperative, con un’elevata presenza di volontariato nei paesi ricchi) c’è dunque la volontà di contrastare il commercio tradizionale che si basa su pratiche ritenute dannose quali:

– prezzi vengono stabiliti da soggetti forti (multinazionali, catene commerciali) indipendentemente dai costi di produzione che sono a carico di soggetti deboli (contadini, artigiani, emarginati)

– l’incertezza di sbocchi commerciali dei prodotti impedisce a contadini e artigiani di programmare seriamente il proprio futuro

– il ritardo dei pagamenti, ovvero il fatto che gli acquirenti paghino la merce molti mesi dopo la consegna e spesso anni dopo che sono stati sostenuti i costi necessari alla produzione (infrastrutture, semenza, nuovi impianti arborei, materie prime)

– favorisce l’indebitamento di soggetti economicamente deboli e un circolo vizioso che porta spesso all’usura

– i produttori non conoscono i mercati nei quali vengono venduti i loro prodotti e dunque non riescono ad adeguarsi e tanto meno a prevedere mutamenti nei consumi

– al fine di ridurre i costi, vengono impiegate tecniche di produzione che nel medio/lungo periodo si rivelano particolarmente negative per il produttore e la comunita’

– al fine di aumentare i quantitativi prodotti, si fa ricorso al lavoro di fasce della popolazione che nei paesi ricchi viene particolarmente tutelata (bambini, donne incinte, …) e si rinuncia alla formazione dei giovani

– persone con scarsa produttività (rispetto alla concorrenza) non hanno di fatto possibilità di sopravvivere sul mercato

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